Come si fa a dimenticare a comando? Com'è possibile
perdere per strada la memoria di una storia, se prima non si ha la pazienza di
recuperarla passando al setaccio tutto quanto l'ha riempita da venticinque anni
a questa parte? È quello che si accinge a fare lo Scrittore, seduto su una sedia
all'inizio della Rambla e proprio nessuna voglia di scrivere e di vivere come
gli altri. Contraltare di questa sua volontà di oblio programmatico e globale è
la figura cicciuta e tracagnotta dell'especialista, un docente universitario
"che di sé non ha mai saputo niente di essenziale, a parte di essere basso di
cavallo e di farsene un cruccio mortale". Alle spalle e attorno l'especialista,
una caleidoscopica orda di parenti che rimescolano i propri sessi e li
sovrappongono, una consorteria di avidi, esaltati e feroci come conigli stipati
dentro una comune gabbia di pregiudizi, rancori, omertà, tic di finta
trasgressione e segreti di Pulcinella. Per lo Scrittore affezionarsi
all'especialista e tenere il conto dei ribaltoni della sua sagrada familia è un
tutt'uno, un po' perché simpatizzare con i mostri è l'unico modo per non farsene
sbranare, un po' perché "per fare chiaro bisogna prima fare un po' di caldo". Ha
inizio così una lotta all'ultima confidenza taciuta tra un uomo che ha il solo
cruccio di non poter condividere la propria integrità con nessuno e diversi
esemplari di un'umanità all'ultimo grido antica come Eva, reazionaria come il
generale Franco e raccapricciante come un'acquaforte di Goya.
Pubblicato in data 06/nov/2012 Gianni Alan
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